L’adozione di Chiara: una storia a lieto fine e piena di insegnamenti

Per un’associazione che si occupa soprattutto di gatti adulti, quando l’azione del volontariato e le adozioni si uniscono è sempre una vittoria. Oggi vi raccontiamo la storia della nostra dolce Chiara, che di recente ha trovato in Ada, una nostra volontaria, la sua nuova casa e la sua famiglia.

Vi raccontiamo questa storia perché per noi è stata un’importante riprova del fatto che quando c’è l’amore, la conoscenza e la disponibilità a voler far funzionare le cose, non c’è quasi nessun limite a quello che si può fare.

Come è nata l’idea di adottare Chiara?

Ti capita spesso di pensare: “Vorrei adottare un altro gatto ma non so se il mio gatto lo accetta” o peggio ancora “Quanto vorrei un altro gatto, peccato che il mio gatto sia così geloso!”?

Ecco, questo è quello che mi ripetevo da qualche anno, da quando ho iniziato a prendermi cura di Cleo. Avevo sempre desiderato darle una compagnia, ma allo stesso tempo temevo quale potesse essere la sua reazione. Cleo, infatti, è con me da quando aveva 40 giorni di vita, non aveva mai avuto rapporti con i suoi simili, e non era neanche socializzata nei confronti degli altri esseri umani, avendo solo me come punto di riferimento.

Ma le associazioni servono soprattutto per promuovere adozioni consapevoli, ed è stato proprio grazie all’immensa esperienza di Silvia, che ho valutato seriamente la possibilità di poter regalare una compagnia a Cleo e addirittura migliorarle la vita.

Chiara è una gatta adulta, sopra gli 8 anni, socievole e dolcissima ma indipendente e riservata. Non mi sono mai piaciuti in particolar modo i gatti tartarugati, ma, ironia della sorte, sono sempre stata affascinata da lei, probabilmente per il suo carattere riservato, quasi un po’ misterioso.

Chiara nella casa-rifugio de I Gatti di Val Cannuta

Successivamente, parlandone in associazione, abbiamo valutato potesse rappresentare una compagnia compatibile con Cleo.

Come è stato gestito l’inserimento di Chiara all’interno della tua casa?

L’Associazione fino dall’inizio mi ha guidato meticolosamente sull’inserimento. E’ molto importante che all’inizio i gatti si conoscano tramite gli odori, prima ancora di vedersi. Abbiamo quindi iniziato con lo scambio di odori tramite l’utilizzo di un guanto settimane prima dell’inserimento. All’arrivo di Chiara è stata predisposta una stanza apposita per lei, non troppo grande per consentirle di ambientarsi il più velocemente possibile e che non fosse la più intima per Cleo. Durante i primi 4-5 giorni alle gatte non è stato mai consentito di vedersi, ma sono stati spesso utilizzati oggetti per consentire lo scambio di odori reciproco, ad esempio cuscini e il guanto per spazzolare. Dopo 5 giorni, le gatte hanno iniziato a vedersi dallo spiraglio della porta, e sulla base delle reazioni è stato stabilito quando provare a fare i primi incontri (nel nostro caso dopo circa 5 giorni). Anche in questa fase è importante che gli incontri avvengano sempre nel luogo “intimo” del nuovo arrivato, in modo che si possa sentire più tranquillo nel suo territorio e conosca eventuali vie di fuga. Nei giorni successivi ai primi incontri è stato piano piano esteso il territorio a Chiara verso gli altri ambienti della casa, fino ad arrivare all’ultimo ambiente che dà sulla porta di ingresso, dopo circa 1 mese.

Come sono andati i primi incontri tra le due gatte?

Fin dai primi incontri era chiaro che Cleo fosse incuriosita ma allo stesso tempo spaventata da Chiara. Lo schema che si ripeteva sovente era il seguente: Cleo si avvicinava a Chiara, che di rimando ricambiava l’interesse venendole incontro per poterla annusare; a quel punto Cleo si irrigidiva tutta, gonfiando il pelo e la coda, e lentamente faceva retromarcia. Nei giorni successivi ai primi incontri Cleo inizia anche a reagire con dei soffi, scoraggiando lentamente i tentativi di avvicinamento di Chiara. In questa fase ho imparato che è fondamentale essere vigile ma non intervenire, se non in casi estremi, né con il linguaggio del corpo né con il linguaggio verbale. I gatti, infatti, si nutrono dell’energia che li circonda, e sono abilissimi nel percepire sentimenti negativi quali ansia, paura e preoccupazione e ridirezionarli nei loro comportamenti.

Quali sono stati gli ostacoli incontrati durante l’inserimento e come sono stati risolti?

Cleo era una gatta poco socievole nei confronti degli umani (oltre che da me, si era lasciata avvicinare da sole altre due persone di sesso femminile), e non aveva mai interagito con i suoi simili; essendo stata staccata molto presto dalla madre e dai fratelli plausibilmente non aveva mai vissuto la fase di interazione e gioco con i fratelli e la mamma. L’ostacolo più grande è stato quindi il fatto che Cleo, quando ha conosciuto Chiara, non conosceva la comunicazione felina a differenza di Chiara, una gatta vissuta per anni in strada e per anni in un rifugio a contatto con molti suoi simili. Con molta calma e lucidità, facendo interagire le gatte anche tramite i conflitti la situazione è migliorata e col tempo Cleo ha iniziato a interpretare correttamente i messaggi che riceveva da Chiara.

Cleo e Chiara durante una sessione di gioco problem solving

Un altro ostacolo incontrato è stato l’eccessiva differenza di età e di stile di vita tra le due gatte. Cleo è una gatta giovane, molto iperattiva, abituata al mio stile di vita e quindi ai miei orari. Chiara è invece più sedentaria – solo durante controlli medici successivi abbiamo scoperto che probabilmente ha qualche anno in più di quello stimato – ed era invece abituata prevalentemente alla vita con i gatti. Questo vuol dire che spesso gli orari di iperattività e riposo dell’una erano incompatibili con quelli dell’altra. A questo problema abbiamo rimediato uniformando, gradualmente, gli orari delle due micie sfruttando i momenti della giornata con maggiori picchi energetici per organizzare sessioni di gioco (anche congiunte) per sfogare l’iperattività di Cleo, servendo i pasti alla stessa ora e organizzando attività e giochi prima di andare a dormire.

Ci sono stati problemi legati alla rivendicazione del territorio da parte del gatto residente?

Certamente, del resto tutti i gatti sono territoriali e per loro il territorio rappresenta una certezza vitale.

La soluzione per disinnescare conflitti e rivendicazioni territoriali è almeno raddoppiare le risorse presenti in casa, quali ciotole di acqua e cibo, lettiere, luoghi di riposo e nascondigli. La regola in realtà sarebbe che il numero di risorse deve essere equivalente al numero di gatti + 1.

Ciò nonostante, Cleo esibiva comunque comportamenti di mobbing, in particolare quando Chiara utilizzava la lettiera. Il problema è stato risolto utilizzando la lettiera scoperta e posizionandola in un luogo dove ci fossero varie vie di fuga. Ho infatti notato che Cleo si divertiva a fare agguati a Chiara in tutti i luoghi in cui ci fosse un ostacolo o qualche oggetto che le consentisse di potersi nascondere. Con una disposizione intelligente delle risorse il problema è stato debellato.

Altro aspetto importante è la tridimensionalità degli spazi: soprattutto nei casi di convivenza tra più gatti è importante che in casa ci siano percorsi alternativi e in altezza per tutti i residenti felini, in modo da consentire loro di poter suddividere i territori nella casa come meglio ritengono e nelle tre dimensioni che loro concepiscono.

Cleo e Chiara nello stesso territorio in altezze differenti

Se questo non bastasse, i primi tempi si possono scambiare di ambienti i mici ciclicamente, per far capire loro che nessun ambiente è di esclusiva proprietà di un micio e che possono condividere tutti gli spazi della casa in momenti differenti.

Cosa ritieni ti abbia portato questa esperienza? 

Non posso negare che i primi tempi sia stata dura, anche perché era il mio primo inserimento e avevo tantissima ansia anche solo per un soffio! La mia situazione inoltre rappresentava un caso limite, per via del carattere e delle esperienze di Cleo. Mi sono dovuta sforzare molto di ascoltare e comprendere ogni segnale e situazione e tentare varie strade per risolvere i problemi che si presentavano.

Alla fine, però la presenza di Chiara nella mia vita ha contribuito anche a limare determinati aspetti del carattere di Cleo. Per la prima volta Cleo ha iniziato a interagire con altre persone, anche di sesso maschile, è diventata meno dipendente dalla mia presenza e dalle mie azioni e più “gatto”. Se prima preferiva dormire accanto a me il pomeriggio mentre lavoravo da casa, adesso non può rinunciare a dormire dove dorme Chiara!

Inoltre, ad un certo punto del percorso, quando le gatte già convivevano insieme relativamente in modo tranquillo, ho anche deciso di sentire il parere di un esperto della relazione felina (c.d. consulente della relazione felina), che mi ha aperto un mondo e fatto capire che i gatti sembrano complicati ma in realtà sono semplicissimi da gestire, se solo ci sforziamo di vedere le cose dal loro punto di vista. Vi è mai capitato di spendere tanti soldi per integratori, feromoni e spray e poi scoprire che il problema si risolveva spostando una ciotola? A me sì, e con questo non voglio dire che le cose sopramenzionate siano inutili, ma che vanno utilizzate con criterio e a supporto di metodi e strategie che solo noi possiamo attuare e governare.

Cosa consiglieresti a chi vorrebbe prendere un gatto, ma è frenato perché ne ha già altri?

Sicuramente consiglierei di stare sereni, in qualsiasi fase dell’inserimento. Gli animali e in particolare i gatti sanno essere molto severi nelle loro dinamiche ma hanno una capacità di adattamento e resilienza alle situazioni di gran lunga migliore di noi umani.

Cleo e Chiara che condividono il letto come luogo di riposo

Alle volte va tutto liscio dopo una settimana, altre volte bisogna passare per i soffi, per i ringhi e per qualche zampatina, ma alla fine imparano a convivere, si organizzano gli spazi e una mattina ti svegli e te le ritrovi sul letto che dormono serenamente! E soprattutto ti accorgi che da quel momento in poi non riescono più a vivere separate.

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